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Casamarciano. In scena: Compagnia Teatrale "Il dialogo" con l’opera "Filumena Marturano"

Casamarciano, Festival Nazionale del Teatro, III edizione - Complesso badiale Santa Maria del Plesco.

giovedì 12 settembre 2013

Casamarciano – Prosegue la Rassegna teatrale secondo programma. Ennesimo appuntamento in Rassegna. In platea, a far gli onori di casa, era presente il Sindaco di Casamarciano Andrea Manzi. Inoltre presenti l’Assessore allo spettacolo Angelo Piscitelli, il Consigliere alla Cultura Rosa De Rosa, il Direttore Artistico del Festival Totò Nicosia.

La serata presentata da Rosy Abbruzzo, alla presenza della Giuria tecnica presieduta da Rosario Galli, la Compagnia Teatrale, proveniente da Cimitile, "Il dialogo" ha portato in scena un classico del teatro: "Filumena Marturano" di E. De Filippo per la regia di Ciro Ruoppo. Consenso di pubblico per “Filumena Marturano” che è una commedia teatrale scritta nel1946 da Eduardo De Filippo e inserita dall’autore nella raccolta Cantata dei giorni dispari.

È uno dei lavori di E. De Filippo più conosciuti e stimati dal pubblico a livello internazionale. Scritta, inizialmente, da De Filippo per la sorella Titina De Filippo, che rese una grande interpretazione del personaggio di Filumena, in seguito, la commedia, fu interpretata da diverse dive del palcoscenico: Regina Bianchi, Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli, Lina Sastri e infine Mariangela Melato. Dalla commedia Eduardo trasse il film omonimo nel 1951, diretto e interpretato da lui stesso, nonché la versione televisiva datata 1962 ; La commedia fu tradotta in varie lingue: nella versione londinese fu diretta nel 1977 da Franco Zeffirelli e interpretata da Joan Plowright, moglie del celebre attore Laurence Olivier.

Innovativo, nella versione presentata a Casamarciano, l’allestimento recitativo curato da Ciro Ruoppo: la differenza col copione originale, è soprattutto, nell’invenzione in scena di una Filumena bambina, una ragazzina simbolo di riscatto morale, di ricordo nostalgico di una speranzosa passata esistenza. La scenografia, ridotta all’essenziale, non ne sminuisce l’effetto, anzi la rende più che mai attinente al racconto; raffigura, ed è, una sorta di gabbia dorata: nella sua esistenza la protagonista, "Filumena Marturano", è vissuta, accanto ad un uomo, ben venticinque anni, senza ricevere quasi nulla da punto di vista affettivo.

Nell’epilogo le sbarre, vengono aperte, o meglio accostate per rappresentare un avvenuto cambiamento della commedia: nella realtà, le sbarre sono delle semplici corde di materiale leggero e quindi facilmente spostabili e intrecciabili. In tal modo Domenico Soriano, l’altro protagonista, interpretato da Salvatore Maccaro, riconosce l’amore che forse aveva sempre provato per la sua Filomena. In passato la vita di quest’ultima era stata davvero dura: la caduta nelle fauci e nel baratro della prostituzione, l’occuparsi dei suoi tre figli che non sapevano chi fosse la loro madre. Questi figli, ritrovati, per la prima volta, non riescono altro che a litigare; scena raccontata con una sorta di fermo immagine, un’istantanea immobile, come si potrebbe usare in un film mentre sale una musica dirompente a porre l’accento sull’importanza del passaggio scenico.

La trama è ai più, ben nota: "Filumena Marturano" all’inizio del racconto scenico si finge morente per ottenere un matrimonio in extremis, per i suoi scopi; forse un’effimera via d’uscita che non poteva durare e che un effetto sembra produrre: la cacciata di casa di una giovane infermiera, di troppo, di cui si era invaghito Domenico Soriano. Durante la rappresentazione, emerge chiaro, in scena, il carattere di Filumena, interpretata da Tina Spampanato, costituito da umiliazione, rabbia troppo repressa, speranza di aver una vita familiare insieme ai suoi tre figli. La commedia ha un epilogo appagante. Per Filumena Marturano, che aveva imparato a non piangere mai, è il pianto liberatorio che chiude la scena.

Antonio Romano

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