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Il “tuteliamoci!” promosso dai ragazzi de “L’Orientale” arriva al sindaco De Magistris

lunedì 16 dicembre 2013, di Antonella Cremato

NAPOLI. Lo scorso venerdì 13 Dicembre, 8 giovani studenti universitari sono stati ricevuti dal sindaco De Magistris per continuare a discutere delle innumerevoli iniziative e proposte che sono nate in questo periodo dagli episodi di aggressione avvenuti all’esterno delle sedi de “L’Orientale” di Napoli: queste aggressioni , denunciate per via telematica, hanno spinto tante persone a parlare delle proprie esperienze, a muoversi, a discutere, addirittura ad organizzarsi in piccoli gruppi di ragazzi per non tornare a casa da soli.

“Noi siamo partiti da una semplice organizzazione di gruppetti di spostamento, ma poi siamo giunti addirittura dal sindaco!”, dice Ivano Stella, uno dei ragazzi che è andato a conferire col primo cittadino napoletano e studente de “L’Orientale” che ha dato una grande spinta alla mobilitazione del “Tuteliamoci!”. Si meraviglia del suo operato, come se ne meravigliano tutti: i ragazzi sono riusciti ad arrivare anche alla coscienza di De Magistris, con il quale riescono a stabilire un dialogo costruttivo.
Ivano riporta su facebook i punti focali di tale dialogo, gli stessi punti trattati durante la manifestazione dello scorso 10 dicembre: sollecitare le persone a parlare, a farsi sentire, ad “utilizzare le istituzioni” (così come si sta facendo in questa sede) non solo per tutelare la propria sicurezza, ma anche per creare alternative ai ragazzi che non hanno punti di riferimento, interloquire con loro e provare ad essere solidali.
“Nessuno nasce delinquente”.
De Magistris appare interessato a perorare la causa di un gruppo di persone che è riuscito a farsi ascoltare, ad ottenere risposte, a dare uno scossone a chi si lamenta della realtà di oggi ma non fa niente per migliorarla. E la sensibilizzazione in atto arriva ai piani alti, che promettono ulteriori incontri come questi, in una sede,magari, aperta a più persone : “decidete voi.. veng i lla, venit vuje ccà! Ma creiamo dei dibattiti costruttivi!” e soprattutto “i principali interlocutori siano i giovani, che con la loro energia positiva possono creare delle cose strabilianti”.Con l’augurio che la speranza che nutrono questi giovani non sia un’ulteriore passerella da sfruttare dalle istituzioni, le quali sono sempre state brave a parlare di “cambiamenti”.

Naturalmente, come anche il sindaco ha affermato, tutto è partito “dal basso” e deve continuare ad essere così: “ci saranno nuove riunioni”, dice Ivano S., il ragazzo sopracitato. Perché bisogna continuare a farsi sentire: un paio di pattuglie in più serviranno a ben poco, solo ad arginare temporaneamente il problema. A prendere parte a queste riunioni, perciò, ci sono i rappresentanti di organizzazioni di volontariato come “Adda passa a nuttat” (Apan), di cui lo stesso Ivano è un neo-membro, in coerenza col suo desiderio di andare a guardare da vicino la radice del problema “aggressioni”.

Ivano S. mi spiega che si tratta di un’organizzazione volta a sensibilizzare, con alcune iniziative di volontariato o veri e propri eventi, e a civilizzare le persone (specialmente in più piccini) di quei quartieri di Napoli che, oramai, intimoriscono i più (il Rione Sanità, ad esempio). I ragazzi di questi quartieri hanno bisogno di sedi in cui poter stare insieme, che li tolgano dalla strada, di punti di riferimento e persone che gli dicano che c’è qualcosa di diverso da fare piuttosto che divertirsi spintonando studentesse universitarie che escono dalle proprie sedi: basterebbe solamente “chiacchierare”, come rivelano anche le diverse testimonianze (che continuano ad arrivare da Facebook) di ragazze e ragazzi che si rendono conto da esperienze personali dirette che non serve molto a venire incontro a chi proviene da una realtà diversa e forse meno agiata della loro.

A questo serve l’intervento delle associazioni come “Adda passà a nuttat” nelle riunioni che verranno per discutere ulteriormente sul da farsi: per coinvolgere altre persone , per aprire finalmente gli occhi su ciò che è al di fuori delle nostre comode e rassicuranti realtà.

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